EX Casa - Fattoria – Fabbrica

Di Marco Pasinelli

Estate 2010 : spesso il mio pensiero vaga e a volte mi ritrovo catapultato nel passato…i ricordi sono vividi , altre volte più sfumati, ma sempre accompagnati da una forte emozione. Mi balena in mente un’idea strana : perché non fotografare …i ricordi o meglio i luoghi dei ricordi?

Prima tappa: “fotografare la fabbrica" oramai dismessa dove mio padre negli anni ottanta ha lavorato prima di andare in pensione. Mi torna alla mente la voce lenta di mio padre che racconta la sua vita in fabbrica, le fatiche, gli amici, i”padroni”…

Seconda tappa: la casa che negli anni Settanta fu dei miei nonni paterni , ma poi abitata da altre famiglie. Da circa dieci anni é disabitata. Da piccolo spesso andavo a trovare i nonni, la casa mi sembrava grande e perfino bella. Credo che la sua bellezza sia frutto dell’affetto profondo che respiravo tra quelle mura.

Terza tappa: la fattoria. Io discendo da una famiglia contadina, quindi la fattoria è venuta da sè. Purtroppo non è stato possibile fotografare la fattoria che i miei nonni avevano a Bornato e che hanno abitato prima di trasferirsi a Paderno Franciacorta. Ho deciso di chiedere a un mio amico che aveva con sé le chiavi di una cascina abbandonata nei pressi di Travagliato. L’atmosfera che ho ritrovato comunque è molto simile a quella dei nonni.

Il mio pensiero va alle persone che in quella fabbrica hanno sudato, tribolato, trovato amici, hanno riso e hanno pianto, si sono incazzati , si sono feriti. A loro va tutta la mia stima

Alle persone che in quella casa hanno trovato riparo, hanno vissuto dignitosamente trattandola come una casa di lusso, anche si di lussuoso non c’era poi molto.

Alle coppie che da lì sono passate, ai bambini che sono cresciuti , che hanno giocato salendo e scendendo quelle scale di legno così ripide.

Alle famiglie contadine che in quella cascina hanno lavorato fino allo sfinimento allevando mucche, maiali, cavalli , dimenticandosi delle ferie o del sabato e domenica (intesi come giorni di riposo.)

Immagino i giorni della trebbiatura con il cortile pieno di frumento a essiccare o le donne a impagliare le sedie o le ceste.

Erano famiglie dove la fratellanza e l’amicizia erano la norma . Non si rifiutava niente a nessuno. I bambini si scambiavano i vestiti, anche se non erano fratelli di sangue, ma, di fatto, lo erano per l’intenso legame che si creava.

 

Fotografando i luoghi dei ricordi ho ritrovato anche un po’ me stesso.